La Festa dell’Inquietudine tra bilanci e attestazioni di Inquietudine

Omaggi a personalità e viaggi culturali tra diverse accezioni di fuga hanno caratterizzato la VII edizione della nostra Festa mentre dall’altra sponda del Mediterraneo erano in corso esodi drammatici. Un grazie alla Fregata Grecale.

L’ultima fuga
Partiamo dalla conclusione della VII Edizione della Festa dell’Inquietudine. Partiamo dalla performance “Houdini, il re della fuga. Divertissement tra escatologia ed escapologia” del Mago Andrea Santini. Nell’annuncio poteva sembrare un semplice spettacolo di magia tra lacci e catene ma già nell’abstract veniva annunciato un elemento che relegava il trucco ad ancella del Mistero: la battaglia di Houdini contro i finti medium e il suo diventare esso stesso assertore di contatti con l’aldilà. “Se è veramente possibile a qualcuno tornare dall’aldilà, Harry Houdini lo farà” disse alla moglie consegnadole un “codice segreto” per comunicare tra loro dopo la morte. Non sappiamo se il contatto avvenne ma, di certo, l’escapologia rievocata dal nostro “Mago”, “la fuga dalle catene fu per Houdini la prometeica liberazione dell’Uomo dai propri limiti, alla ricerca di un “altro” e di un “oltre” ha un nesso con l’escatologia. Non solo un divertissement, quindi, ma una vera e propria lezione sull’ultima fuga, quello verso un misterioso Altrove.

Qualche verità in mezzo ai numeri
D’altra parte la Festa era pensata per alzare “veli” sul binomio Inquietudine e Fuga. Vino e Musica ne erano stati i preludi. Il vino come eccellente viatico o per una verità da dire o detta in ragione di una moderata ebbrezza o per una Verità da ricercare o meditata nel bouquet effuso in un giusto calice.
Le fughe in musica come suggestioni simboliche e numerologiche racchiuse nello stesso nome B.A.C.H.
In mezzo, per quattro giorni, 37 laboratori psicologici e archeologici, incontri, tavole rotonde, concerti, spettacoli, una Rassegna di Vini da vitigni rari, anch’essa unica nel panorama nazionale. Protagonisti 48 ospiti-relatori più un nugolo di bravi e giovani concertisti e attori. Nemmeno un gettone di presenza o un cachet ma solo rimborsi spese di viaggio e una buona ospitalità. Un budget sempre più ridotto, rispetto ad altri eventi nazionali similari ben più sostenuti.
A metà maggio non è facile avere vicoli e sale piene in contesti che non siano sul mare, specie se si tratta di eventi culturali di alta qualità come è, fin dalla prima edizione, la Festa dell’Inquietudine.
In altre Città o cittadine sedi di Festival, prima di tutto, si va, appunto, ai Festival.
A Finale Ligure, Città dalla dolcezza inquieta e dalle belle spiagge, prima si va al mare e poi, al primo tramonto, si va alla Festa a FinalBorgo.
Contare, quindi, alle 15 di un soleggiato venerdì di maggio con altri eventi in contemporanea, più di 200 persone che vengono ad ascoltare Boncinelli, Meattini e Nespolo su un tema molto impegnativo, è stato un bel segnale. Averne una conferma crescente nel pomeriggio è stato gratificante. Vedere, poi, alla sera 250 persone approdare all’Auditorium per assistere al Marinaio di Pessoa, “dramma statico” in cui 7 giovani donne vegliano un’amica morta e 200 che restano fino alle 23 ad ascoltare con interesse il dialogo tra esperti portoghesi e italiani su desassossego e inquietudine, è stato, perfino, commovente.
Ascoltare, infine, Il Maestro Ramin Bahrami che al pianoforte dedica le Variazioni Goldberg a Lampedusa è stato entusiasmante. Il collegamento Skype con il Sindaco di quell’Isola – a cui abbiamo destinato la medaglia di rappresentanza assegnataci dal Presidente della Repubblica – ha reso ancor più suggestiva la cerimonia di premiazione dell’Inquieto dell’Anno in un Auditorium colmo di appassionati di musica colta e non solo.

Un mondo di Inquietudini
Gli Inquieti si definiscono “viaggiatori culturali per destinazioni insolite” e l’edizione di quest’anno ne è stata la dimostrazione. Con essa abbiamo varcato confini culturali, combattuto pregiudizi, innalzato ponti per nuovi dialoghi. E, ora, in noi si agita ancor più il desiderio di confrontarci con quel modo d’essere dell’uomo che in portoghese si può chiamare desassossego, in francese inquietude, in inglese e nel mondo anglosassone restlessness o disquiet, in tedesco unruhe, in spagnolo desasosiego o inquietud.
E, forse, ci sono altri termini che meglio esprimono l’accezione di Inquietudine che noi celebriamo ma questo fa parte della nostra ricerca.
Nei nostri viaggi culturali per destinazioni insolite, però, non vogliamo mai dimenticare che per noi “Inquietudine avvolge e pervade chi partecipa ai drammi dell’umanità contemporanea e, ancor più, chi ne è afflitto direttamente”.
Ci restano, allora, nei cuori e negli occhi due immagini collegate al tema della fuga:
– la prima è quella vergognosa lasciata il 6 maggio 2009 dalle autorità italiane che fecero rispedire in Libia una nave intercettata a 35 miglia a sud di Lampedusa, in acque internazionali, con a bordo circa 200 persone di nazionalità somala ed eritrea.
L’Italia venne condannata dalla Corte di Strasburgo per quell’operazione.
– l’altra l’immagine è quella ammirevole offerta il 20 maggio di quest’anno dalla nostra Marina militare intervenuta a sud di Capo Passero, nell’ambito dell’operazione Mare Nostrum, a soccorso di due barconi – con quasi 500 persone, di cui un terzo bambini in tenera età, a bordo – in balia del mare in tempesta.
Il neo Parlamento europeo, temo, non darà premi per questa operazione, ma noi Inquieti – senza dimenticare la necessità di un controllo e regolamentazione dei flussi migratori – un riconoscimento lo vogliamo dare.

Omaggio ad una Fregata e ad un Pattugliatore della Marina militare
Potrà non piacere ai pasdaran del respingimento ad ogni costo, agli oltranzisti della reintroduzione del reato (indiscriminato) di clandestinità, agli antimilitaristi d’antan ma noi, a bilancio della nostro Evento dedicato alla fuga, vogliamo inviare un plauso e un’attestazione di Inquietudine ai comandanti della Fregata Grecale e del pattugliatore Foscari perché – insieme ai loro colleghi intervenuti successivamente in operazioni di salvataggio analoghe – ci hanno fatto sentire orgogliosi di una storia possibile, tutta da scrivere. Una storia ri-fondata su una collaborazione tra le due sponde del Mediterraneo da cui prende inizio il nostro viaggio inquieto.

di Elio Ferraris

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