Oltre le piramidi: Gobekli Tepe rivoluziona la storia

Gobekli Tepe è la più importante scoperta archeologica del nuovo secolo. Grazie ad essa  si riscriveranno i libri di storia obbligandoci a riscrivere la storia dell’Uomo, a ripensare al nostro passato, ad aprire nuovi e sconvolgenti scenari. Per illustrarne la rivoluzionaria portata il Circolo degli Inquieti – in collaborazione con il Museo Archeologico del Finale – ha chiesto al Professor Maggi di parlarcene e ha invitato il Direttore degli scavi del sito, l’archeologo Klaus Schmidt , a parlarne in occasione della Festa dell’Inquietudine

di Roberto Maggi

 La più importante scoperta archeologica del nuovo secolo.

L’esistenza di un grande santuario, con centinaia di stele antropomorfe alte fino a 5 metri, straordinariamente istoriate con animali totemici e racconti geroglifici, datato quasi 12000 anni fa, sarebbe da ritenersi impossibile se non fosse il risultato di 15 anni di scavi condotti in grande stile dall’Istituto Archeologico Germanico a Gobekli Tepe, un “Tell” ubicato 20 km a nord di Urfa, la città mitica di Abramo nella Turchia sud-orientale.

E’ quasi incredibile che 7000 anni prima delle Piramidi una società preagricola sia stata capace di costruire un simile monumento, che richiede la capacità di organizzare l’attività di centinaia di artigiani, dotati soltanto di attrezzi di pietra e di legno, coniugati –evidentemente- con molta abilità e grande motivazione.

Finora si riteneva che le società preagricole fossero costituite da piccoli gruppi nomadi, tendenzialmente ugualitari, inadatti a mobilitare grandi risorse per uno scopo trascendente.

Gobekli Tepe dimostra il contrario e getta una nuova luce sulla ideologia dei paleolitici, obbligando a ripensare la storia della complessità sociale, dell’arte e della religione.

Quella di Gobekli Tepe si può a ragione definire la più importante scoperta archeologica del nuovo secolo. Il prof. Klaus Schmidt, Direttore degli scavi, l’ha descritta nel suo libro Sie bauten di ersten  Tempel, edito in Germania da Beck. E’ recentemente uscita l’edizione italiana per i tipi di Oltre, tradotta da Umberto Tecchiati, col titolo Costruirono i primi templi. 7000 anni prima delle Piramidi.

Schmidt osserva che Gobekli Tepe non è un inizio, ma la fine. Gobekli Tepe è la rappresentazione materiale di una costruzione mentale dell’umanità preagricola, forse nel suo momento culminante. Un’umanità la cui struttura economica, sociale e, per quanto si può dedurre, ideologica, verrà sovvertita dalla sedentarizzazione connessa con l’agricoltura, ovvero dalla “rivoluzione agricola”.  E’ suggestivo speculare su quanto e come il processo evolutivo che termina con Gobekli Tepe possa collegarsi al big-bang dell’evoluzione culturale umana, per usare la felice evocazione di Steven Mithen per l’origine dell’arte e della religione.

A sua volta Gobekli Tepe sembra riproporre, con altri termini, la contraddizione, discussa dallo stesso Mithen, tra attitudine biologica dei primi uomini alla complessità sociale e le evidenze archeologiche che invece sembrano negarla. Così se osserviamo retrospettivamente il grado di aggregazione sociale sotteso dalla costruzione di Gobekli Tepe, esso non traspare  nella strutturazione e dimensione dei siti paleolitici, che salvo pochi casi  suggeriscono piccoli gruppi e scarsa differenziazione sociale. Forse non è necessario agglomerarsi in città per elaborare sistemi sociali complessi ed efficienti: com’era l’Internet del Paleolitico? Dobbiamo  rileggere l’archeologia del Paleolitico Superiore?

Gobekli Tepe ribalta dunque oltre un secolo di costruzione filosofico-archeologica di storia della complessità sociale, spesso intesa per stadi evolutivi, dove solo le società pienamente agricole implicano sovrastrutture che necessitano grandi monumenti.

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La sorprendente complessità delle società tardo-paleolitiche.

La fonte archeologica Gobekli Tepe demolisce, forse irrevocabilmente, l’approccio c.d. “primitivista” alla spiegazione del passato. Con ciò non intendo che i paleolitici conoscessero la legge di Mendel in quanto tale, benché l’abbiano applicata. Intendo che seppure non conosceremo mai la concezione del mondo e della vita delle società tardo-paleolitiche, Gobekli Tepe certifica che essa poteva essere complessa e cogente, tanto che gruppi sparsi su decine di migliaia di Kmq erano organizzati in modo da individuare un “centro” in cui costruire “il tempio”, forse riconoscendosi come nazione, quanto meno sul piano che oggi chiameremmo spirituale.

Il fantastico mondo “animalista” di Gobekli Tepe si decompone con l’origine dell’agricoltura. Gli spazi rituali delle prime società agricole sono poca cosa al confronto. Per altri versi sappiamo della “gracilizzazione” dei neolitici, dell’insorgenza di nuove malattie, dell’aumento del carico di lavoro. Benché tutto questo sia ampiamente bilanciato dal successo quantitativo della specie in termine di aumento della popolazione, tuttavia si può –ironicamente ma non troppo- rilevare che l’origine dell’agricoltura è il più antico caso osservabile in cui all’aumento del PIL non corrisponde un miglioramento della qualità della vita.

La meraviglia (l’incredulità) destata dal fatto che “semplici” raccoglitori e cacciatori possano aver eretto un monumento di alcuni ettari e migliaia di tonnellate di mura e stele, evoca una massima orientale: se fissi il tuo cuore in un punto, nulla è impossibile…..

Credo si possa convenire che le informazioni che Klaus Schmidt sta estraendo da una collina che fronteggia la piana dell’Eufrate hanno una dirompenza culturale che va ben oltre i confini disciplinari dell’archeologia

In Italia la tecnologia agricola e quella dell’allevamento sono state importate all’alba del VI millennio a.C. Modi di vita, organizzazione sociale, economia e ideologia dei gruppi neolitici italiani sono oggetto di recenti messe a fuoco, attraverso pubblicazioni di scavi e convegni, fra i quali quello svoltosi a Finalborgo nel 2009 i cui atti sono di imminente pubblicazione  a cura dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri.

 

KlausKlaus Schmidt, Direttore degli scavi di Gobekli Tepe

Klaus Schmidt è nato a Feuchtwangen (Germania) l’11 dicembre 1953. Ha studiato Preistoria e Protostoria, Archeologia classica, Geologia e Paleontologia presso le Università di Heidelberg e di Erlangen. Nel 1983 si è laureato discutendo una tesi sugli strumenti litici di Norsutepe con il prof. Harald Hauptmann. Nel 1984 ha ottenuto una borsa biennale per viaggi di studio dell’Istituto Archeologico Germanico. Dal 1986 al 1995 è stato Ricercatore associato presso l’Istituto di preistoria e storia antica dell’Università di Heidelberg. Nel 1995 ha iniziato gli scavi di Gurcutepe e Gobekli Tepe. Nel 1998 ha conseguito il dottorato di ricerca sul tema L’analisi funzionale dell’insediamento del Neolitico antico di Nevali Cori (Turchia). Il 10 maggio 1999 ha conseguito l’abilitazione all’insegnamento universitario di preistoria e protostoria con una conferenza sul tema L’unificazione dell’Antico Egitto dal punto di vista archeologico. Dal 2001 Referente per la Preistoria del Vicino Oriente presso L’Istituto Archeologico Germanico. Nel 2001-2002 insegna Archeologia del Vicino Oriente presso l’Università di Berlino. Nel 2002, in collaborazione con Lutfi Khalil (Università della Giordania, Amman) e Ricardo Eichmann (Dipartimento del Vicino Oriente presso L’Istituto Archeologico Germanico) inizia il Progetto Piombo di Aqaba, dedicato all’origine della metallurgia del rame). Dal 2006 e membro corrispondente dell’Istituto Archeologico Germanico. Dal 2007 è professore straordinario presso l’Università di Erlangen-Norimberga. E’ autore di numerose pubblicazioni e monografie, tra cui Sie Bauten di ersten Temple, Beck, 2006, tradotto in russo, polacco, turco, italiano e prossimamente in inglese, dedicato al celebre scavo di Gobekli Tepe.

Roberto Maggi, archeologo per la Preistoria presso la Soprintendenza per i beni archeologici della Liguria dal 1980 al 2012. Attualmente docente a contratto di Ecologia Preistorica presso l’Università di Genova. Ha condotto o condiretto oltre 30 interventi di ricerca o tutela archeologica in Italia e all’estero.Ha coorganizzato convegni di interesse nazionale e internazionale, fra cui, nel 1989 la Tavola rotonda The archaeology of pastoralism in Southern Europe (in collab con R. Nisbet e G.W.W. Barker) e nel 2010 Il pieno Neolitico in Italia, Finale Ligure 7-9 giugno 2010, in collaborazione con M. Bernabò Brea ed A. Manfredini. Ha progettato e diretto l’allestimento di musei e mostre. E’ Autore o coautore di oltre 200 pubblicazioni.

 

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