Inquietudine e infedeltà

L’editoriale inquieto

Inquietudine e infedeltà

di Ilaria Caprioglio

Un inquieto può essere fedele? È un interrogativo che non limitiamo al concetto di fedeltà più scontato, quello sentimentale, ma estendiamo al campo lavorativo, ideologico, culturale. Dalla domanda è nato il binomio “Inquietudine e infedeltà”, divenuto il tema conduttore di questo numero de La Civetta, sul quale hanno riflettuto una psicologa, un magistrato, un sociologo, una docente, un medico e un filosofo: ne è uscito un caleidoscopio di suggestioni tenute insieme da un comune fil rouge che vi invitiamo a scoprire con un’attenta lettura.
Silvia Taliente suggerisce come la parola fedeltàevochi un affidamento cristallizzato che risulta estraneo ai sentimenti umani, caratterizzati dalla complessità e dalla costante trasformazione. Una metamorfosi che inizia in tenera età quando si commette la prima e, forse, più tormentata infedeltà nei confronti della madre per recidere quel legame totalizzante e spiccare il volo verso l’autonomia.
È difficile essere fedeli nella vita sentimentale ma anche in quella intellettuale dove l’infedeltà, come suggerisce Gherardo Colombo, può derivare da una mancata coerenza verso il nostro Io precedente o essere dettata da mutate circostanze. In entrambi i casi il termine infedele perdel’accezione negativa che sussiste, invece, quando l’infedeltà attiene alla rottura di un patto e comporta l’uscita dalla relazione. Anche la trasgressione, sovente accostata all’infedeltà, può avere una duplice chiave di lettura: si può intendere come superamento di un una regola oppure come superamento di una conoscenza, secondo la celebre massima dell’Ulisse dantesco che oltrepassa i limiti.

Partendo da questo ragionamento Massimiliano Vaira ci rammenta come l’inquieto sia fedele in quanto nella sua costante ricerca, nella tensione ad andare oltre le cose, ubbidisce ai principi del dubbio metodico posti alla base della trasgressione stessa. Anna Segre scrive sul tradimento dimostrando come, spesso, il tradimento delle persone inquiete che si pongono costantemente in discussione sia, in realtà, il risultato della ricerca onesta e sofferta di chi non si accontenta di una lealtà di facciata e non accetta di seguire acriticamente schemi di pensiero astratti. Anche Paolo De Santis affronta il tradimento, partendo da quello di Eva archetipo dell’inquietudine che preferì la fatica e il dolore al fine di gustare il frutto della conoscenza, per poi contrapporlo all’infedeltà di coloro che assumono atteggiamenti, in contrasto con i propri ruoli, per perseguire il particulare invece del bene comune, dimenticando come l’armonia si ritrovi nella comunità.

Ancora una volta, quindi, l’infedeltà è presentata con una duplice chiave di lettura: positiva se è mossa dalla coerenza ai propri principi contrari a una situazione mutata oppure negativa se pone al di fuori della relazione, del legame che deve sussistere all’interno di ogni società. Valerio Meattini riflette su come nell’odierna società la fedeltà a sé stessi sia andata in frantumi per consegnarci un uomo in continua trasformazione, in balia di desideri e bisogni sempre nuovi, stimolato da “un immaginario seducente e insistente di possibilità polimorfe di vita” che lo inducono a riscrivere un personale concetto di fedeltà che scaturisce da un insindacabile arbitrio personale. Al fine di fronteggiare tale deriva suggerisce di meditare sulla propria vita ispirandosi all’archetipo della trasfigurazione …
Buona lettura ai Nostri Inquieti e Fedeli lettori!

L’immagine di copertina
La tela Lancillotto e Ginevra di Herbert James Draper, pittore inglese vittoriano neoclassico, è l’immagine di copertina di questo numero dedicato al binomio Inquietudine e infedeltà. L’abbiamo scelta in quanto la nota vicenda che coinvolge i protagonisti evoca il concetto di infedeltà
sentimentale intrecciato all’infedeltà verso i propri ideali e principi che, sovente, l’individuo scopre non essere così tenacemente radicati in sé. La mancanza di fedeltà di Lancillotto, di Ginevra, di alcuni Cavalieri della Tavola Rotonda verso Re Artù e il rischio che corre lo stesso Re di commettere un’infedeltà, ci rammentano come le trasformazioni che, consapevolmente o meno, ci travolgono siano foriere di dilemmi dei quali dobbiamo farci carico, assumendoci la responsabilità.

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