Eros e Inquietudine. Perchè?

Graziella Arazzi

“Quali sono i tratti che contraddistinguono gli autentici testimoni del dio Amore? Chi ama una persona, un lavoro, uno stile di vita è aperto al disorientamento, al sublime vagare per nuove strade, mescola e contamina tutti gli aspetti dell’esistenza, sopporta la continua alternanza di acquisti e di perdite. Eterna oscillazione tra movimento e quiete, l’interprete di Eros evita di adagiarsi in ciò che ha conquistato”

Se osiamo affidarci allo scorrere della riflessione, Eros e inquietudine sembrano le due sfumature di un medesimo cielo per cui – come rilevava Nietzsche nella Gaia scienza – non si può dire quale sia l’aurora e quale sia il tramonto. “Il principio di Eros è il pulsare medesimo dell’inquietudine” sostiene d’altra parte, quasi a conferma di questa intuizione, un filosofo contemporaneo come Maurizio Ferraris. Nell’eredità, costantemente rinnovata e tuttavia universale, del mito narrato nel Simposio di Platone, paradosso e contraddizione diventano gli unici colori che si addicono ad Eros. Questo semidio possiede una profonda aspirazione, quella di congiungere e tessere la trama fra termini estremi, che solitamente non sopportano di essere uniti: assenza e presenza, prossimità e lontananza, abbondanza e privazione, centralità e marginalità, movimento e stasi, occultamento e rivelazione, smarrimento e ritrovamento, acquisto e  perdita, forza e fragilità, percezione dell’io e sentimento dell’altro che è in ognuno di noi.
Non a caso – avverte Gianna Schelotto, invitando a ritrovare nella dimensione erotica l’antidoto all’entropia, alla morte e alla confusione  – “il fascino di Eros consiste proprio nella difficoltà che espone e sviluppa, nell’eterna contraddizione tra mutamento e stabilità che esibisce”. Guardare le cose come se si vedessero per la prima volta o come se assumessero altre sembianze,  attraversare i sentieri quotidiani con la curiosità dei bambini che si aspettano sempre nuovi giochi, sapersi mettere al posto degli altri, cogliendone desideri, aspettative, bisogni: tre dimensioni che scandiscono la presenza di Amore. Un rivelarsi generoso e inaspettato, che rifiuta egoismo e chiusura e coltiva la gioia vibrante di quella sorprendente arte, tutta da immaginare, di imparare a smarrirsi, senza disorientarsi, nella foresta di simboli della Modernità. Ad affermarlo era un pensatore tedesco, Walter Benjamin, lucido interprete della crisi europea, nell’immediato periodo antecedente la seconda guerra mondiale.
Nel mondo contemporaneo dove, nonostante le apparenze, si è affievolito il vigore dell’immaginazione e si è ridotta la spinta a infrangere confini, lasciando prevalere la ricerca delle certezze a ogni costo e la pratica del possesso, forse è destinata a scomparire la profondità dell’atteggiamento amoroso, che crea vortici di vita, lambisce e pur respinge la morte, avventurandosi in ciò che non conosce. Nella quiete dell’appagamento Eros non intende prosperare.
Manifestandosi in una molteplicità di situazioni, sviluppando attenzione e cura per l’altro genere, per le cose, per la natura, per il vivere nella sua completezza, Amore ci mostra la sua carta di identità plurime: figlio di abbondanza e di privazione, potente e umile ad un tempo, completo e parziale nella disseminazione della sua ricchezza. Ricco di linfa vitale, corre dovunque, increspa le situazioni stagnanti, riempie di passioni ogni forma di vita, destruttura e scompagina. La sua finalità non è quella di raggiungere mète prefissate, di tesaurizzare risorse materiali e spirituali e di padroneggiare tutto il sapere ma quella di vivere nelle pieghe per distendersi pienamente, di immaginare nell’ombra per riguadagnare la luce, di pulsare ritmicamente per allontanare la malattia del corpo e dell’anima. Eros va alla ricerca del ricercare, sosta per riprendere il cammino, si avvicina a cose e persone, prendendone le distanze. Vive tra rive opposte, sospira nel migrante che occupa e abbandona luoghi, riflette nel marinaio che riposa nell’approdo per anticipare inedite rotte, risplende nello scienziato che indaga nel laboratorio per mettere in discussione le sue teorie e provare l’ebbrezza di nuove scoperte, esplora nell’artista che mette in scena un personaggio per poi affidarlo al pubblico e fantasticare dietro le quinte. Si nutre nella mente degli amanti, sempre pronti a forgiare incontri che mai si realizzeranno, fornisce consigli a tutti gli uomini, che hanno consapevolezza della realtà in cui vivono e, tuttavia, sperimentano l’ardita esperienza creativa di quello che Arthur Koestler chiamava “pensare a parte”.
Contrariamente a quanto si crede, anche etica e politica risultano debitrici all’immaginazione amorosa. La forza di Eros, rifuggendo dalle gabbie di una soggettività chiusa e priva di ogni fondamento reale, sorregge nel prendere decisioni, suscita intrecci fecondi, all’interno di comunità e territori che coltivano nuovi  paesaggi di democrazia.
Quali sono i tratti che contraddistinguono gli autentici testimoni del dio Amore? Chi ama una persona, un lavoro, uno stile di vita è aperto al disorientamento, al sublime vagare per nuove strade, mescola e contamina tutti gli aspetti dell’esistenza, sopporta la continua alternanza di acquisti e di perdite. Eterna oscillazione tra movimento e quiete, l’interprete di Eros evita di adagiarsi in ciò che ha conquistato.
Per addentrarci nell’universo condiviso da Amore e inquietudine, può tornare utile quel vertiginoso Frammento sull’Amore che G.W. Hegel regala alle stampe, a Francoforte, nel 1800. Bastano alcune linee per garantirci un ritratto della passione autentica, in cui si addensa la pienezza dell’esistere: “L’amore […] è più forte della paura, non ha paura della propria paura, ma accompagnato da essa toglie le separazioni. […]. Esso è un prendere e dare reciproco.[…]. Colui che prende non si trova con ciò più ricco dell’altro: si arricchisce, certo, ma altrettanto fa l’altro; parimenti quello che dà non diviene più povero: nel dare all’altro egli ha anzi altrettanto accresciuto i suoi propri tesori […]. L’amore acquista questa ricchezza di vita nello scambiare tutti i pensieri, tutte le molteplicità dell’anima, poiché cerca infinite differenze e trova infinite unificazioni, si indirizza all’intera molteplicità della natura per bere amore da ognuna delle sue vite”.

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