Ferruccio de Bortoli, Inquieto dell’Anno 2011: le motivazioni

Definire Ferruccio de Bortoli Inquieto può apparire un ossimoro, un esercizio retorico che accosta ad un nome una parola di senso contrario.
Ferruccio de Bortoli, in effetti, affascina per il suo tratto quieto, signorile, distinto; per il suo stile raffinato e composto. Ma è proprio in queste caratteristiche che il Circolo degli Inquieti individua le fondamenta della sua Inquietudine.

Mentre molti operatori della comunicazione appaiono impegnati a gareggiare con politicanti, tronisti e soubrette in sguaiataggine, arroganza e superficialità, Ferruccio de Bortoli conquista consensi con la sua eleganza culturale, con lo scritto e l’eloquio pacato.

La persona Ferruccio de Bortoli rappresenta, quindi, un’espressione dell’Inquietudine opposta alle riduzioni della stessa a enfasi o irrequietezza. Il suo gesto comunicativo non sta nella parola o nella frase sopra le righe ma nel paziente argomentare. Per questo crediamo che al nostro Inquieto dell’Anno 2011 ben si addica quella citazione di leopardiana impronta che associa pazienza ed eroiche virtù e che recita “La pazienza è la più eroica delle virtù giusto perché non ha nessuna apparenza d’eroico”.
La pazienza è, in de Bortoli, ancella del ragionamento a beneficio dei lettori e, nel contempo, levatrice di pensiero fecondo, di determinazione nell’azione ma anche di autonomia nei confronti dell’establishement economico e finanziario.

Ferruccio de Bortoli da un lato accetta il Tapiro con gaia levità ammettendo gli errori del suo giornale e se ne assume la responsabilità ma, dall’altro, non lesina i rimbrotti, a quel potere, che “mostra di gradire poco le voci libere e le critiche” e che “preferisce gli amici e i maggiordomi”, anche se quel potere è parte del giornale che dirige.

La sua azione in questi anni è stata determinante per costruire nel nostro Paese la figura del “social media editor” perché, tra i primi, ha cercato di conoscere e coniugare linguaggi, strumenti e regole diverse, ha cercato di capire la complessità che ci circonda e di fornirci non verità ma metodi di analisi e comprensione. La sua concezione della “persona globale” è, quindi, ricca e articolata: non solo individuo che vive nella “globalità” ma persona che deve essere rispettata nella sua completezza.

Il Circolo degli Inquieti, mentre conferisce, per queste ragioni, a Ferruccio de Bortoli il massimo riconoscimento di Inquietudine, Gli chiede – a conclusione di una Festa dedicata al tema del potere – di farsi interprete, nella società mediatica e nel sistema istituzionale, di quella domanda di potere che con sempre maggiore intensità si leva dalla società italiana e che si coniuga con spirito di servizio, senso del dovere, di responsabilità, disponibilità e anche con un po’ di umiltà.

Circolo degli Inquieti

Finale Ligure, 3 giugno 2012

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