Internet e Politica: La rete, uno strumento al servizio della democrazia diretta e partecipata?


Linda Finardi
Crescono di numero gli eventi politico-sociali che hanno alla base della propria organizzazione internet. Il fenomeno riguarda diversi paesi del mondo e all’appello non manca neanche l’Italia che sotto l’effetto della globalizzazione, anche se con qualche riserva, sembra seguire il trend dettato dalle nuove tecnologie.

Nell’era della globalizzazione assistiamo alla veloce diffusione di pratiche e simboli che avvicinano realtà anche molto diverse fra loro, a volte creando nuove possibilità, altre volte creando nuovi conflitti. All’interno di questo scenario anche le nuove tecnologie sono fonte di riflessione a proposito delle possibilità che offrono e dei conflitti che innescano nei vari campi di attività e conoscenza della società occidentale.
Uno dei più interessanti binomi che include la tecnologia è quello che lega l’uso di internet all’arena politica intesa nella più ampia accezione di partecipazione al governo della vita pubblica. Da qui, e dai bisogni delle istituzioni politiche di recuperare legittimazione e dei cittadini di partecipare al governo, nasce la seguente domanda: la rete racchiude in sé le potenzialità per lo sviluppo della democrazia diretta e partecipata?
Cina e Singapore in contraddittorio
Internet e democrazia non sono sinonimi ed il loro legame non è così immediato ed esclusivo come dimostrano casi particolari come quello della Cina e di Singapore, in cui internet è stato utilizzato dai governatori parallelamente per lo sviluppo economico e per l’esercizio dell’autorità e del controllo, attraverso selezioni e censure dei suoi contenuti. Come afferma Manuel Castells, professore di comunicazione alla University of Southern California e uno dei massimi studiosi di internet, “la libertà non è mai un dato di fatto”. Ciò significa che la relazione tra la rete e lo sviluppo della democrazia dipende da chi e da come la rete stessa viene utilizzata.
Colin Crouch e  la crisi della democrazia
Un autorevole analista politico, Colin Crouch, interessato ad aspetti delle società europee, quali mercato del lavoro, questioni di genere e della famiglia, sviluppo locale e riforma del servizio pubblico, in Postdemocrazia (2003) ravvisa nel diffuso disinteresse per la politica la crisi della democrazia. L’autore mette l’accento sulla passività dell’opinione pubblica, sulla popolazione che vede annoiata, frustata e disillusa dalla politica, chiamata in causa nell’unico momento del dibattito elettorale e comunque controllata da professionisti esperti della persuasione. Per Crouch si può parlare di democrazia solo quando è possibile assistere alla partecipazione attiva delle masse al dibattito pubblico, attraverso il voto ma anche e soprattutto attraverso le discussioni e le organizzazioni autonome.
Internet sia luogo sia strumento di comunicazione politica
Se indifferenza e insoddisfazione, conseguenti alla perdita di interesse, e di fiducia, nella politica, sono andate sempre più diffondendosi tra la popolazione, un mezzo attraverso il quale questi sentimenti si sono incanalati sembra proprio essere internet. Per la sua particolare configurazione, tale tecnologia, può permettere alle persone di relazionarsi in maniera “orizzontale”, cioè di entrare in contatto su base egualitaria e non gerarchica e di condividere immediatamente informazioni pur non condividendo lo stesso spazio fisico. Contemporaneamente la possibilità delle persone di organizzarsi e agire fuori dal web diventa più veloce e dinamica, come dimostrato dalle manifestazioni di piazza italiane del 5 dicembre 2009 (“No-B-day”) e del 25 aprile 2008 (“V-day”) – i cui contenuti lascio ad altra sede. Entrambi questi eventi nascono da uno spazio “virtuale” di partecipazione alla discussione pubblica di diverse migliaia di cittadini e da una gestione organizzativa basata quasi unicamente su internet. I partecipanti si sono organizzati in modo autonomo, senza cioè l’indirizzo di partiti o sindacati come invece avveniva in passato, superando fra l’altro vincoli di diversa natura, da quelli spaziali e  temporali, a quelli generazionali e di classe. Lo stesso Castells in Galassia Internet (prima ed. italiana 2002) parla ampiamente di internet sia come strumento tecnologico sia come pratica sociale: “internet è espressione di quello che siamo”, è diversificato e contraddittorio quanto lo è la società, e non è solo un mezzo ma anche un luogo di comunicazione e di scambio.
Quali implicazioni tra internet e politica?
Le manifestazioni italiane, così come i principali movimenti globali degli anni ’90, fanno riflettere sugli effetti della diffusa disaffezione dei cittadini alla politica, sul comportamento e la visione del mondo dei giovani e molti meno giovani, sulle risorse tecnologiche che le persone hanno a disposizione e di quanto internet, come nuovo strumento e codice di comunicazione, possa dare sostegno e sviluppo alla relazione tra politica e cittadini. Non sono solo le manifestazioni e i movimenti globali citati a dispiegarne concretamente le potenzialità, ma anche esperienze europee e americane, da Ségolène Royal a Barack Obama, i quali sono riusciti a coinvolgere direttamente grandi quantità di persone unendo innovazioni tecnologiche, scelte strategiche e la propria personalità.
Se internet ha mostrato la propria efficacia nell’organizzazione del consenso durante campagne elettorali o intorno a richieste particolari della popolazione, tuttavia diversi sono gli aspetti problematici che internet chiama in causa nel suo legame con la politica, dal tessuto relazionale tra i cittadini che internet sottende, al rapporto tra internet e i partiti con le loro identità e i loro ruoli, ai tempi sfasati tra tecnologia e società e al digital divide, fino al contesto culturale di riferimento, che ancora oggi nell’era della globalizzazione mantiene, se non addirittura a volte rafforza, i tratti peculiari frutto della storia di un territorio.
Ma è pur sempre l’effetto della globalizzazione a offrire la possibilità di confrontare la nostra realtà con altre e a porre nuovi motivi di riflessione, tra cui quello di capire se e come internet possa essere utilizzato nel caso italiano per la partecipazione diretta dei cittadini alla democrazia, sia in funzione del recupero di legittimazione da parte delle istituzioni politiche, sia in risposta al bisogno di partecipazione dei cittadini, che sempre di più sta emergendo nella società.


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