Letteratura e giornalismo con Andrea Vitali e Domenico Quirico

Uno degli scrittori italiani più amati degli ultimi anni, Andrea Vitali,  vincitore di numerosi premi letterari, finalista allo Strega e al Campiello e autore tradotto in undici lingue, e l’inviato de La Stampa Domenico Quirico, rapito in Siria nell’aprile dello scorso anno e liberato dopo cinque mesi, saranno i protagonisti di due degli incontri della settima Festa dell’Inquietudine, che si terrà dal 15 al 18 maggio nel Complesso Monumentale di Santa Caterina a Finale Ligure.

Venerdì 16 maggio, Andrea Vitali, a colloquio con Francesco Cevasco, giornalista del Corriere della Sera, parlerà dei suoi libri – tutti ambientati sulla sponda lecchese del lago di Como nella prima metà del Novecento – nel corso dell’incontro intitolato “E’ un profumo che droga, quello del lago d’estate”  (primo chiostro, ore 16,30).

“Vitali, che di mestiere fa il medico di base nel suo paese, Bellano, in provincia di Lecco, racconta nei suoi libri storie che ha ascoltato dal padre, dai parenti, dai suoi pazienti. – spiega il direttore culturale della Festa, Elio Ferraris – Vitali sembrerebbe l’opposto dello scrittore in fuga per le strade del mondo o della fantasia, tanto è legato al luogo in cui è nato e alla sua professione, eppure i suoi racconti rapiscono il lettore e lo trasportano in quel sicuro rifugio che è la provincia, specie quella di un passato vissuto dentro le storie ascoltate da ognuno di noi”.

Sempre il 16 maggio, Domenico Quirico, a colloquio con Sandro Chiaramonti, giornalista de La Stampa, parlerà della “Fuga dal male vissuta e raccontata da un inviato di guerra” (Auditorium, ore 17,45).

“Quirico ha raccontato, con il solito rigore, la Primavera araba, le rivolte contro la corruzione e i dittatori di Tunisia, Egitto, Algeria, Libia. – commenta Ferraris – Era tornato in Siria il 6 aprile del 2013 per raccontare la dura lotta degli oppositori contro il dittatore Bashar Assad. Ma un giorno successe qualcosa di terribile. Gli amici diventarono carcerieri, brutali, violenti. Per 152 giorni Quirico e il suo compagno di prigionia belga subirono continue umiliazioni e soprusi. Il ‘’Male’’ diventò per lui non più un concetto da rifuggire ma una “non-umanità” da cui fuggire”.

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