La data è fissata: secondo il Corriere Economia del 29 novembre 2010, entro il 2030 le donne saranno la maggioranza dei manager. Ci credete? Io, nelle previsioni, poco. Però, sulle donne, spesso sbagliano in negativo.
Le previsioni “retro” di una colta madre della Patria
Cristina Trivulzio di Belgiojoso, “madre” ideologica dell’Unità, donna colta, pronta a sfidare i confini imposti al suo sesso nell’Ottocento, nel suo saggio Della condizione delle donne e del loro avvenire, scritto nel 1866 a cinque anni dalla morte, prevedeva che le italiane non avrebbero fatto grandi progressi. Non solo: sosteneva che era meglio che non ne facessero. Se no, chi sarebbe rimasto a badare alle culle? Non prevedeva né le culle vuote. Né che, tra mille sacrifici, le donne avrebbero reso compatibili bambini e scrivanie. E che avrebbero occupato posti e ruoli tradizionalmente maschili perché avrebbero seguito il suo consiglio: studiare.
Come riferisce il Corriere della Sera del 12 febbraio 2011 il gap a scuola è stato misurato: nel punteggio dei test di lettura e comprensione del testo i maschi italiani di 15 anni perdono con un secco – 46 contro le ragazze. Più citrulli appaiono i finlandesi: – 55. I cileni si salvano a – 22. Singolare è la spiegazione di Benedetto Vertecchi, professore di pedagogia a Roma Tre: le bambine giocano con le bambole e ci parlano; i maschi invece tirano calci a un pallone. Per questo le prime sviluppano la capacità di dialogo (bambole parlanti?) e i maschi cinetiche. Fosse vero non si capisce perché le ragazzine finlandesi, che fanno sport come i maschietti, comprendano un testo molto meglio di loro. A meno che non parlino con i palloni.
In Germania hanno avviato programmi per tirar su morale e rendimento agli scolaretti: pare che si scoraggino facilmente. Certo, se fossimo tutte eredi di Cristina di Belgiojoso, sbeffeggiata e trattata al pari di una prostituta perfino da Alessandro Manzoni perché studiava storia, scriveva di teologia, si occupava di politica, economia e riforme sociali, noi donne avremmo sviluppato una tenacia da tartarughe delle Galapagos.
Anche le italiane sono diventate testarde…
Però la testardaggine non si eredita. Forse si conquista. E perfino le “calpestate e derise” italiane sono diventate testarde. A sentire i giornali stranieri e a leggere i manifesti nelle gremite piazze anti-harem del Premier, molte di loro si dedicherebbero alla prostituzione. Non tanto per innata perversione, come per secoli si è creduto: Cesare Lombroso ci stilò su La donna delinquente, la prostituta e la donna normale. Ma per far carriera in politica o in tv. Tesi singolare ma che ha finito col contagiare pasionarie veterane: prima si rimproverava alle ragazze di non essere ambiziose, come se qualsiasi carriera non fosse una gimkana. Adesso le si rimprovera di prendere un osceno ascensore. Sempre colpa loro. Intanto però, ci avverte la leader di Confindustria, le case operose pullulerebbero di stremate segretarie, insegnanti, piccole imprenditrici e commesse, che non puntano in alto. Ma solo a far quadrare i bilanci e tenere insieme malconce famiglie, affollate di anziani più che di bambini. Quadro triste. E in parte vero: in tv o nella tana del sultano ci vanno in poche. Alcune, fedeli alla sempre abusata professione del meretricio, continuano a esercitare in strada o nei centri massaggi. La maggioranza lavoricchia o non lavora: abbiamo un tasso di occupazione femminile basso, il 47% nella fascia 43-45 anni, contro l’80% degli uomini e un obiettivo europeo del 60%. Le ragazze, soprattutto al Sud, non trovano lavoro e smettono, sempre più spesso, di cercarlo. Tutto questo fa sembrare strana quella previsione del sorpasso nel 2030.
…studiano di più e meglio e
Ma… c’è un “ma”, come sempre. Gli italiani studiano poco. La percentuale di maschi laureati dai 25 ai 64 anni in Italia è la metà della media europea: 11,6% contro il 23,2%. Per le donne: 12,8%, su una media Ue del 22,7%. Questo riduce le possibilità di occupazione. Quindi, con il passare del tempo, le donne, che studiano più e meglio, troveranno più lavoro. La crisi ha in parte invertito la tendenza. Ma anche in questo caso le ragazze si sono organizzate: secondo la Camera di commercio brianzola, si sono moltiplicate le donne fabbro, camionista, carrozziere, meccanico, falegname. Sono ormai l’8% dei calzolai e cominciano a fare le elettriciste e le idrauliche. Non solo, il “sorpasso” statunitense, con le donne in testa tra i “percettori di reddito” è interpretato come una migliore capacità di adattamento alla (o alle) crisi. In sé non è una buona notizia: le donne guadagnano meno, accettano lavori più precari e meno gratificanti e quindi, superati i pregiudizi, piacciono di più ai datori di lavoro.
In ogni caso, le donne si affermano sempre di più nelle “gare” in cui non sono ammesse discriminazioni (come i concorsi di magistratura). Le leggi sulle quote (perfino quella, timidissima, proposta in Italia) sbulloneranno gli ultimi fortini maschili.
Le ragazze, rapidamente ribattezzate “Alpha Girls” da una teoria etologica già superata sui maschi dei lupi, hanno dimostrato che competizione e carriera non sono in contrasto con il loro dna. In sintesi: il sorpasso è probabile.
E smentirà sia le teorie conservatrici sulle “naturali” predisposizioni femminili sia quelle, ancora più strampalate, di certo femminismo, che voleva le donne tutte uguali, votate al “maternage sociale”, alla solidarietà, ai rapporti orizzontali. Ragazzi e ragazze, lasciati liberi di essere se stessi, si potrebbero disporre, nel mondo del lavoro e delle relazioni sociali – e fors’anche sentimentali – lungo un naturale arco che va dalla passività alla prepotenza, dall’indolenza all’ambizione sfrenata. Una buona educazione potrebbe riesumare un po’ di solidarietà reciproca.
Uno scenario che vede i ragazzi sempre più simili tra loro, nelle aspirazioni e nei risultati, fa però ancora paura. Forse perché se chiunque, maschio o femmina, nero o bianco, può fare il direttore d’orchestra o il baby sitter, non ci sono scuse: ognuno deve progettare il proprio futuro. Anzi, prima ancora deve sognarlo. Non è così facile.
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Dibattiti&Incontri: “Il sorpasso delle donne”
sabato 28 maggio 2011, ore 21.00, Auditorium
con Valeria Palumbo, Ilaria Capua, Emanuela Martini, Chiara Montanari