Valori e stili di vita di domani

di Loredana Sciolla

Processi sociali di ampia portata stanno cambiando il mondo e la vita quotidiana delle persone che in esso abitano. Data l’ampiezza, rapidità e complessità è difficile identificarne la direzione in cui si stanno muovendo. E’ tuttavia possibile, a partire da  questi processi molto studiati dagli scienziati sociali, che coinvolgono l’economia, le relazioni sociali e la cultura delle società contemporanee, avanzare qualche ipotesi  sui possibili effetti  sui valori e stili di vita delle generazioni future.

La globalizzazione: omologazione vs. ibridazione

 

Il processo di globalizzazione, com’è noto, rende il mondo  sempre più interdipendente. La rete dei trasporti e le nuove tecnologie della comunicazione producono un’intensificazione dei commerci internazionali, la moltiplicazione di imprese multinazionali, che possono scegliere in tutto il mondo i luoghi più convenienti per sviluppare le proprie attività, e mercati finanziari interconnessi a livello mondiale che si rendono autonomi  dal controllo degli Stati nazionali. Il mondo è diventato più piccolo e una parte rilevante della popolazione mondiale (soprattutto giovanile) può mettersi in relazione attraverso i social networks e vivere una socialità “virtuale” faccia-a-faccia, superando ogni barriera geografica e distanza spazio-temporale.

Più controverso è quanto l’interconnessione globale, insieme all’accresciuta mobilità individuale e collettiva, possa incidere sui sistemi di valore e sulla cultura delle persone. C’è chi, come Ritzer, ha pronosticato la McDonaldizzazione” del mondo, ossia un’omogeneizzazione delle culture, dei consumi e degli stili di vita sul modello, appunto, del fast food, e dell’idea di efficienza e calcolabilità su cui è basato.

Altri ricercatori, invece hanno sottolineato che le tendenze globali agiscono sempre a livello locale, che esiste una dialettica tra il globale e il locale, e che questo essa genera nuove forme di relazione tra le culture, chiamata “ibridazione”, che miscela elementi culturali e valori tradizionali, preesistenti, con aspetti nuovi. Come  esempi basti ricordare, sul piano della produzione culturale, il caso  della world music che intreccia aspetti delle culture etniche locali con elementi stilistici diversi, transculturali. O Bollywood che nel termine stesso esprime la fusione di Bombay, il cinema  in lingua indi, legato alla cultura popolare indiana, e Hollywood. Oppure, sul piano dei consumi, l’adattamento che perfino McDonald ha dovuto sostenere, diversificando i propri prodotti in modo da tener conto delle norme alimentari  e dei valori presenti in altre culture. Il McDonald’s di Nuova Delhi in India, ad esempio, cerca di rispettare il carattere sacro delle mucche in quel paese e la grande diffusione del vegetarianismo, vendendo il «Maragià Mac» fatto esclusivamente di carne di montone e inserendo nel suo menù i «McNuggets vegetali». Ma si potrebbe procedere oltre, con esempi tratti dalla diffusione crescente di gruppi e movimenti religiosi sincretistici, che innestano su elementi tradizionali aspetti tratti da altre religioni e filosofie.

Si può avanzare l’ipotesi che siano questi innesti, queste ibridazioni, che caratterizzeranno in misura crescente le culture del nostro futuro. Non per questo spariranno identità collettive chiuse, intolleranti, ostili a comunicare con altri gruppi e culture, come sono i fondamentalismi di ogni matrice religiosa che proprio alla “purezza” delle origini (vere o supposte tali) fanno riferimento.

Rischi globali e nuove risposte sociali

Globalizzazione e interconnessione hanno, nel bene e nel male, effetti moltiplicatori in quanto eliminano ogni barriera e confine. Se i confini, ad esempio statuali, mettevano al riparo da un eccesso di rischi e di instabilità, il loro indebolimento, propaga ogni variazione che si presenti a un capo del mondo, ad una velocità inimmaginabile solo fino a pochi anni fa, a tutto il resto del pianeta. E’ molto appropriata a questo proposito l’idea, coniata nell’ambito della teoria matematica del caos dal metereologo Edward Lorenz, dell’ “effetto farfalla”. Se gli effetti non sono più proporzionali alle cause che li hanno prodotti, la perturbazione provocata dal battito delle ali di una farfalla a Città del Capo potrebbe provocare, dopo qualche giorno, radicali cambiamenti delle condizioni atmosferiche a Londra. Ne sappiamo qualcosa per quanto riguarda la crisi finanziaria e poi economica, o il diffondersi del panico del contagio nel caso dell’influenza aviaria e di altri agenti patogeni alimentari (ad es. la BSE), fino alla crisi ecologica attuale. D’altro canto non è solo la rapidità che aumenta, ma aumenta anche l’intensità dei fenomeni che accresce la sensazione di trovarci in mezzo ad un’aleatorietà del tutto fuori dal nostro controllo.

Non è certo una novità il senso di paura, di soggiogamento e impotenza che fin dall’antichità gli esseri umani hanno provato nei confronti delle calamità naturali. Ma qui siamo di fronte a una civiltà che ha creduto di controllare razionalmente la natura e che si trova ora a dover affrontare cambiamenti incontrollabili e rischi sconosciuti  che, per buona parte, è essa stessa ad avere creato.

Ma c’è un altro lato di questa situazione che va considerato: le popolazioni occidentali con la stessa velocità con cui sentono crescere l’incertezza della loro situazione, scoprono – attraverso l’informazione, la partecipazione attiva, la comunicazione – che il pericolo può essere fermato e il rischio dichiarato e affrontato, la conoscenza dell’esperto messa alla prova. Tutte le ricerche empiriche comparate – come quelle condotte da oltre quarant’anni da Ronald Inglehart – mostrano un andamento crescente, ad ogni nuova generazione che si presenta sulla scena politica e sociale, di valori che privilegiano la difesa dell’ambiente, della qualità della vita, oltrechè dell’autorealizzazione personale. Valori che egli definisce post-materialisti. Settori ampi della popolazione occidentale, diversamente dalle lamentele sulla crisi dei valori  che immancabilmente si levano a ondate cicliche, hanno gradualmente modificato anche stili di vita e abitudini alimentari (la diffusione del vegetarianismo e dell’alimentazione biologica, il consumo responsabile, l’importanza data alle energie alternative), in maniera più accentuata in seguito alla crisi attuale. Se anche classi politiche accorte inviteranno a cambiare costumi ed eliminare sprechi, ci saranno sempre più uomini e donne consapevoli e decisi a richiedere che i principi vengano fatti valere, le regole applicate, e dissolto  il velo di ignoranza che circonda i rischi attuali.

Dibattiti&Incontri: “Lavori e Valori nella società di domani”domenica 29 maggio 2011, ore 10.15, Sala delle Capriate
con Massimiliano Vaira, Loredana Sciolla, Armando Massarenti

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